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"Canna da zucchero" è il sapore fermentato e dolciastro del sesso. Quel sapore che Rosa si porta addosso tutta la vita. A vent'anni, quando s'innamora di Sandra e vive la rottura tra la propria educazione fatta dei ritmi ancestrali e rassicuranti della terra, e quello che sta diventando, così lontano dalle origini. A trent'anni, quando fugge in cerca di un'altra patria e di un altro clima e, a Cuba, sulla pelle caffellatte di Awari rimette tutto in gioco, come se lontano dal caos sterile delle città assordanti ci fosse il mito, intatto, della libertà. A quaranta, quando Rosa è matura nella bellezza e nei sensi e si imbatte in Leo, l'unico uomo improbabile e crepuscolare che dà una risposta, provvisoria e lacerata, alla sua ricerca. L'uomo che è sensualità, instabilità e, soprattutto, femminilità. Sullo sfondo di un'Italia di provincia che non sembra concedere vie di fuga, "Canna da zucchero" è il desiderio ossessivo dell'assenza da ogni vincolo. Ma anche la ricerca caotica, faticosa e a volte ingombrante di una identità.